Premessa di Grazia Apisa Gloria - poetessa e filosofa
Così tornammo a vivere
E dopo giorni freddi
nutriti solo della lontananza
abbiamo abbandonato
il sogno
Si è fermata la voce
E di noi più nulla era segno
di presenza
Allora
soli
percorremmo la terra
Soltanto la poesia
continuò il suo dialogo
muto
finché tornò la sua voce
a chiamarci
Così tornammo a vivere
ascoltando in silenzio
le parole
provenienti dal profondo
Così scavammo la terra
il dolore che ci avvolse
Così ci liberammo dal buio
e fu ancora la luce
A Edoardo Gallo
in occasione del suo nuovo libro
Grazia Apisa Gloria
Genova, Febbraio 2020
Che cosa è la Verità?
L'uomo comune può vivere tranquillamente senza mai porsi una domanda simile.
Edoardo Gallo con la sua nuova silloge intitolata La Verità è un Bambino dagli Occhi Grandi ci fa fare un tuffo nel sacro concetto di ALITHEIA (Verità); un viaggio nello sforzo di essere sempre noi stessi ma attraverso la paura del giudizio sociale.
Siamo consci che il cervello umano è in grado di svolgere infinite e complesse operazioni in tempi ridotti. Ma esiste soltanto una di queste che non può essere eseguita ed è proprio questa che compromette i rapporti tra tutti gli esseri su questo pianeta.
Distinguere il Vero dal Falso, la Verità dalla Menzogna, la Alitheia dal Pseudos.
Edoardo ci porta attraverso le sue melodie visive a capire che la Verità non può coesistere con la Menzogna senza essere contaminata, deformata, svilita e annientata.
Ma non è forse che la Verità è la concordanza tra Giudizio e Realtà?
E che cosa è Reale se non la manifestazione del Essere?
I poemi di Gallo, come specchio vivente della nostra Anima, dietro a una trama semplice, nascondono uno spirito agonistico pieno di voglia di Bellezza interna e di coraggio guerriero nel mezzo di una società alla deriva, in cima a naufragi di valori e di detriti di anime vendute al Consumismo Materiale.
Il dramma del lettore sta quando esso vede riconosciuto il proprio IO tra le parole fluide e musicali delle sue poesie; ed è allora che ci si riempie di quel senso di immortalità amalgamata con la frustrazione personale delle parole non ancora pronunciate, dei gesti non ancora fatti e dei sogni non ancora raccontati alle persone amate a causa di un IO cieco.
Edoardo Gallo, abile domatore di parole, riesce a portare il lettore in un mondo dove regna la Verità che si fida di una inesauribile voglia di Bellezza.
Questa dolce e amara sensazione rende la sua opera Fragile come l'acciaio e Robusta come le ali di libellula.
L'ispirazione poetica di Edoardo Gallo nasce da un intenso stato emotivo derivato dalla puntuale osservazione di ciò che lo circonda.
Il poeta fa un'attenta analisi interiore dei propri sentimenti dando vita a liriche dinamiche e nel contempo dolcissime.
Nelle sue poesie si “leggono” chiaramente due elementi:
- la forza interiore che caratterizza il suo pensiero;
- il bisogno costante di cogliere quelle verità difficili da negare;
Il suo stato d'animo va a distendersi sui versi e la poesia diventa un mezzo indispensabile per lui, per poter camminare nei meandri più bui dell'esistenza umana.
Gallo sente il bisogno di amare, cerca la pace nella magia del silenzio, ambisce a trovare la verità.
Amore, silenzio e verità diventano un tutt'uno e questo tutt'uno è la sua esigenza.
La sua poesia si nutre di purezza e di essenzialità, un modo per lui di affrontare la frenesia di questo nostro tempo sofferto e avverso. Gallo crede nella forza delle parole, ha fiducia nelle parole, gioca con le parole creando liriche riflessive, cariche di schiettezza.
L'autore trasmette impulsi positivi, sensazioni dolci e intense che sanno di vita. È questo che caratterizza la sua vena poetica: il profumo della vita.
Edoardo Gallo crede che la poesia possa alleviare il mal di vivere e che nello stesso tempo possa salvare il mondo in nome dell'amore, del silenzio e della verità.
Soprattutto della verità, che è come un bambino dagli occhi grandi.
Dritto al cuore
Non serve parlare molto
come a volte scrivere...
Preferisco andare dritto al cuore.
Quando sento una fitta allora sto bene
Se vivessi del mio lato razionale sarei già morto da diversi anni.
A lui ormai lascio solo le briciole.
Lo tratto come un canarino chiuso in gabbia.
Miglio, osso di seppia ed un po' d'acqua.
Giusto per tenerlo in vita... lui ha capito e si accontenta.
Io invece pasteggio a passione ed emozione.
Bevo calici di bellezza e caraffe d'amore.
Mi cibo di attimi condivisi e di verità.
Respiro gentilezza e annuso l'aria prima di inspirarla a pieni polmoni.
E se devo, urlo e se voglio, canto.
Non mi inganno più e mi nutro solo di quel che la mia anima ha più bisogno.
Tempo e intimo sentire.
E la fragilità la lascio per ultima, come il caffè.
Chiude il mio pasto
e mi tiene sveglio e pronto a non lasciarmi sfuggire nulla.
A vivere appieno rinnovandomi ogni giorno per salvarmi dal rendermi conto,
prima della fine,
di non aver vissuto.
Dal non vivere, che farebbe di me un uomo triste,
una persona con troppe certezze
e con una strada già tracciata ma che non è la mia.
Dal rendere me irriconoscibile nel guardami allo specchio
fino ad impedirmi di fare quello che ha senso per me,
anche piangere.
E così alla mia razionalità, lascio solo le briciole.
Proprio come un canarino chiuso in gabbia.
Giusto per tenerla in vita... lei ha capito e si accontenta
Ho deciso che farò del mio tempo qualcosa di prezioso.
Qualcosa che somigli a una ferita
Qualcosa che somigli a un bacio.
E una strada che mi conduca a un destino che somigli a una poesia
Se dicoobtorto colloio sono mio padre.
Se ti dico poca cima poco marinaioio sono mio padre.
Se ricordo:
Tityre,
tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui musam meditaris avena
nos patriae fines et dulcia linquimus arva... io sono mio padre.
Se guardo da dove spira il vento io sono mio padre.
Se mangio una fisherman io sono mio padre.
Se mi guardo i palmi delle mani,
la linea della vita
e quella del cuore e tutte le altre che
le infilzano, le sormontano, le troncano, le tagliano
io sono decisamente mio padre.
Se cerco di aiutarti, se soffro, se piango,
sì sono mio padre.
Se mi verso un bicchiere di garganego
e bevendo il mio palato
e la mia lingua ci ritrovano dentro tutti i sapori di un tempo
e resto in silenzio a pensare;
io sono mio padre.
Se faccio una cosa per te che non ti aspetti qualcuno farebbe
io sono mio padre.
Se ne faccio due, tre e continuo a farne instancabilmente io sono mio padre.
Se mi piace il parmigiano e l'olio sul pane bruschetta,
se aggiungo un pizzico di sale e del peperoncino su ogni cosa
sono proprio mio padre.
Se credo sempre, se non mollo mai,
se sono cocciuto, tenace ma libero e sorrido spesso dei guai
io sono mio padre.
Se mi siedo e guardo al di là del muro,
le montagne davanti a me,
se riconosco le cime,
se vedo quel che un altro neppure nota,
e per i sentieri nei colli non mi perdo,
annuso le piante,
il muschio sulle pietre
e le primule che sfidano la primavera io sono mio padre,
le sue gambe, i suoi occhi ed il suo cuore.
Se tengo in mano un soffione tengo in mano la sua anima
leggera e determinata
ed io sono mio padre.
E se sento chiamare il mio nome,
(se sento chiamare Edo)
se lo sento forte e deciso,
se ha quel senso di bisogno e di amore,
…mio padre è tornato.
Ed io sono mio padre