Questo libro e i suoi personaggi sono tratti da una storia vera, anche se liberamente interpretata dall'autrice in alcuni punti. Ovviamente i nomi sono stati cambiati.
L'opera ha principalmente quattro intenti:
Il primo nasce da un’amara considerazione: i giudici del nostro paese sono ormai molto attenti a scovare e punire le violenze fisiche di qualsiasi tipo, siano esse furti, aggressioni, rapine, stupri, omicidi; in particolare, usando un termine divenuto ormai di uso comune, femminicidi. Purtroppo l’attenzione e l’interesse decadono quando si tratta di violenze psicologiche, vuoi per la difficoltà di dimostrare tali atti di sopraffazione, vuoi perché ci si rende poco o nessun conto dei danni spesso irreparabili che gli stessi provocano.
Ma vi sono individui che rubano o addirittura rapinano non (o non solo) il denaro, bensì la dignità. E anziché stuprare i corpi stuprano la mente e i sentimenti. E vi sono vampiri che succhiano la forza vitale delle loro vittime fino, nei casi più estremi, ad annientarle.
Il primo intento del libro è quindi quello di esortare la Giustizia a prendersi finalmente cura anche di quella serie infinita di vittime silenziose che quotidianamente subiscono soprusi di ogni genere per il solo fatto di aver creduto nell’amore di chi invece è incapace di amare.
Il secondo intento è quello di incoraggiare quelle stesse vittime che si vedono rinchiuse in una prigione senza uscita, facendo loro intravvedere una via di salvezza dal labirinto nel quale si sono improvvisamente trovate. Dipende da ciascuna di loro, e da nessun altro, trovare questa via. E la troveranno se nel percorso doloroso, continuamente ostacolato da muri di silenzio e da specchi che rimandano false immagini, manterranno un forte amore per la vita e un altrettanto forte senso di sé. Sarà un’indomabile fedeltà al proprio valore e la capacità di sdoppiarsi per vedere se stesse e la propria storia dal di fuori che consentirà loro di ritrovarsi quali veramente sono, meritevoli, empatiche, intelligenti e pronte ad amare.
Il terzo intento è quello di esortare tutte le nuove potenziali vittime future ad allontanarsi senza indugio da chiunque susciti in loro, accanto alla forte attrazione iniziale, un indefinibile senso di inquietudine. Impossibile non riconoscerlo. Sentiranno qualcosa di oscuro che come un presagio smorzerà persino la prima fiammata di un amore che non sarà mai contraccambiato.
E infine, il quarto intento si rivolge a coloro che hanno letto tanti libri sul tema, ma senza mai provare sulla loro pelle le ferite provocate da questi malati inguaribili, e proprio per la cultura prettamente teorica acquisita si ritengono immuni da qualsiasi trappola del genere.
San Paolo, che non era certo uno sprovveduto, scrive nella sua lettera ai Corinti (1 Cor., 10:12): “Chi pensa di stare in piedi, badi di non cadere”. Screditare le vittime dei narcisisti non risolve il problema, né lo elimina dal mondo. Insinuare subdolamente che tali vittime sono tutte dipendenti affettive e ingenue è quanto di più generico, vile e poco edificante si possa affermare. Uso la parola “vittime” solo per amore di brevità, in quanto tra di loro ci sono persone di grande levatura intellettuale e di forte sensibilità umana, qualità delle quali i loro detrattori spesso sono privi. Meglio quindi astenersi dal giudicare quello che non si conosce a fondo e cominciare invece ad aprire la mente, provando a pensare che è proprio l’originaria forza vitale di queste prede ambite che attira i predatori. Lungi dall’essere creature amorfe, come qualcuno ama considerarle, esse potrebbero, con la ricchezza della loro vita, eclissare molti di quegli inguaribili teorizzatori che trascorrono la loro esistenza solo sui libri e, forse, non hanno mai conosciuto l’amore.
In ogni caso, auguro che il libro possa dare voce a tutti coloro, donne e uomini, che non trovano la forza di gridare perché sanno che le loro grida rimarranno inascoltate e vivono in silenzio un calvario infinito. Che questa storia possa finalmente portare alla ribalta un problema doloroso e non ancora riconosciuto a fondo e che tutti loro possano trovare in se stessi la forza di superarlo senza perdere il meglio della loro essenza.