Mi chiamo Rosa Solange Wright Accordi. Lo so, è un po’ lungo, è solo che, quando è stata fatta la legge che permetteva alle donne di mettere il cognome ai loro figli, mia mamma Mara, ha aggiunto anche il suo a me e a Ruth, la mia sorella maggiore, i miei genitori erano indecisi tra Rosa e Solange così me li hanno messi tutti e due. Mi manca mia mamma.
A volte sembra impossibile come una casualità possa cambiare completamente la vita di una persona, eppure a me è successo, tutto per quel maledetto portafoglio che mio papà aveva dimenticato! Infatti prima ero felice e la mia vita era tranquilla, poi di colpo, tutto è cambiato, quella casualità è stata un calcio al quieto vivere della nostra famiglia.
Tutto è iniziato quando mio papà ha avuto un malore, è andato in ospedale e l’infermiera che si occupava di lui era una donna di nome Bianca. Qualche mese dopo il suo ritorno c’è stata una crisi tra lui e mia mamma, ma non ero preoccupata. Pensavo fosse una normale crisi tra coniugi, succede a volte no? Certo, allora non potevo immaginare le conseguenze di quella cosa che io definivo normale.
Era estate, eravamo in partenza per il mare, quando mio papà si è dimenticato il portafoglio ed è andato a prenderlo, ma dopo venti minuti non era tornato.
-Vai a vedere cosa sta facendo tuo papà e digli di darsi una mossa se non vuole che perdiamo l’aereo.- Mi ha detto mia mamma. Io le ho obbedito e quando sono arrivata al cancello l’ho visto con quell’infermiera, si baciavano e lui la stringeva forte a sé e lei appoggiava i capelli biondi sul suo petto. A un certo punto lui s’è accorto che era tardi.
-S’è fatto tardi, devo scappare. Ci vediamo.- Le ha detto.
Sono corsa alla macchina perché non mi vedesse. Giuro sulla testa di Ruth che se andavano avanti un altro po’ mi mettevo a urlare e scoppiavo a piangere. Sono rimasta letteralmente sconvolta e disgustata, vedere mio papà di quarantatré anni, sposato da sedici anni con mia mamma, con due figlie di quindici e undici anni che se la faceva con una donna di tredici anni più giovane!
-Era ora! Ma si può sapere dove diamine ti eri cacciato! Venti minuti per prendere uno stramaledetto portafoglio?! Hai una vaga idea dell’ora attuale e di quella della partenza dell’aereo?!- L’aveva rimproverato seccata mia mamma quando lui era salito in macchina.
-Ti spiace evitare di rovinare la giornata rompendomi le scatole?- Aveva ribattuto.
-Sappi che se perdiamo l’aereo, guai a te!-
-Ho incontrato l’infermiera che mi ha curato e mi sono fermato un attimo a chiacchierare, c’è bisogno di mettere in scena un melodramma lirico?-
-Il melodramma lirico lo faccio mettere in scena io a te se perdiamo l’aereo! E ora accelera! Tu che non fai altro che predicare sui ritardi, ora per colpa tua dobbiamo ritenerci le persone più fortunate sulla terra se prendiamo l’aereo!-
Mentre mia sorella rideva fino al mal di pancia io avrei voluto insultare mio papà che in quel momento ritenevo un grandissimo stronzo.
Quella giornata è stata davvero squallida, non riuscivo a fare a meno di deprimermi e non mi toglievo dalla testa quella scena nauseante e scandalosa. Non ero io. In spiaggia mia sorella mi ha invitata in acqua, sono andata ma non ero in vena di divertirmi.
Il giorno dopo l’ho sentito parlare al telefono con quell’infermiera, non sentivo lei, ma lui sì.
-Ma certo che non ho detto niente a mia moglie. No, no, nemmeno alle mie figlie. No, non ho paura di essere scoperto, se stiamo zitti e non lo diciamo a nessuno, la cosa rimarrà tra di noi. Ma no, chi vuoi che c’abbia visti?! Ciao, a presto.- Quando ha riattaccato si è preso il volto tra le mani, dall'espressione faceva capire di essere pentito per aver tradito sua moglie, ma quello che allora non sapevo era se aveva solo avuto un attimo di debolezza o se lui e quell'infermiera erano amanti, non facevo che chiedermelo, ma mi consolavo pensando che, in ogni caso, non sarebbe più successo, visto che nel primo sarebbe stato uno sbaglio e nel secondo comunque non aveva più intenzione di continuare dato che gli dispiaceva averlo fatto. Credevo che il matrimonio dei miei genitori fosse al sicuro, ma mi sbagliavo, eccome se mi sbagliavo, i miei calcoli sarebbero stati giusti se fossi stata più prudente e accorta.
Il resto delle vacanze l’ho passato tranquillamente, mi veniva in mente poco quella scena orribile e sconvolgente, ma una volta tornati a casa Ruth mi ha chiesto cos’avevo e gliel’ho detto. Dovevate vedere la sua faccia, era incredula come non lo era mai stata.
-Ma che dici Rosa?!- Aveva esclamato.
-Ti dico la verità.-
-Ma no, ti sei confusa.-
-Ruth, so quello che ho visto, non sono cieca, ha anche parlato al telefono con quella… “Buona donna”, hai capito adesso?-
-Puoi aver sentito male.-
-Oh! Ma mi hai presa per andicappata per caso?! Non so, dici che vedo male che sento male…-
-Ma no, non volevo dire questo, ma sei sicura?-
-Certo che sono sicura!-
-L’hai detto alla mamma?-
-Mica sono sprovveduta!-
Non era il momento giusto per dirlo a Ruth, mia mamma era in casa, stava riordinando e andava avanti e indietro e ha sentito tutto, è entrata nella stanza, era distrutta.
-Rosa, perché non mi hai detto niente?! Io dovevo saperlo!- Urlava istericamente, piangeva.
-Rosa voleva solo evitare…- Ruth ha provato a dire qualcosa per difendermi e per non peggiorare le cose.
-Tua sorella ha la bocca per rispondere da sola! Allora, Solange? Esigo una risposta immediata!-
-Intanto non spettava a me dirtelo e poi deve essere stato un momento di debolezza e non volevo innescare casini.- Il mio tono era seccato, non sopportavo di sentirmi chiamata in causa per colpe non mie, mio papà era l’unico responsabile, Mara mi aveva urlato contro come se fossi stata io la causa di tutto.
-Erano amanti?- Continuava a indagare Mara.
-Non credo. Almeno io li ho visti solo una volta.-
-Stai dicendo la verità?-
-Mamma, se vuoi ulteriori spiegazioni vai da tuo marito! Io ho detto quello che so ok?!-
Quella sera ho origliato mentre i miei litigavano. Ho scoperto che mio papà era andato con quella una volta e lei era venuta a casa per parlargli. Mia mamma l’ha buttato fuori di casa. Ruth mi ripeteva di non ascoltare ma io non le davo retta. Poco prima che mio papà uscisse ho sentito mia mamma che lo insultava.
-Mi fai schifo! Esci da casa mia e non disturbarti a tornare!-
-Ma non puoi buttarmi fuori a quest’ora! Dove vado?-
-Vai da quella donna, lei sicuramente ti ospiterà!-
Ho passato la notte chiedendomi cosa sarebbe successo a me e mia sorella, mentre mia mamma buttava giù bicchieri di vino in abbondanza, ma era stato solo un attimo.
I giorni e i mesi seguenti furono peggiori, mio papà è andato a vivere con Bianca, ma lui e mia mamma litigavano perché volevano la casa e usavano me come ricatto perché Ruth era grande ormai. Continuavo a sentire frasi del tipo: «Lasciami la casa o non ti farò più vedere Rosa!» «Io farò in modo che il giudice ti tolga l’affidamento delle ragazze»
-Io ho sbagliato, d’accordo, ma le ragazze rimangono anche le mie figlie, non puoi usare Solange come ricatto!- Aveva sbraitato mio papà.
-Questa casa è mia! Io ho messo dentro i mobili, tutto! Tu non hai fatto niente se non il parassita! Come puoi reclamare!- Quando lei ha detto così lui è scoppiato a ridere.
-Io avrei fatto il parassita?! Ok, tu hai comprato i mobili, hai ragione, ma di chi sono i soldi usati per pagare le bollette, l’energia elettrica e compagnia bella?!-
Mara aveva abbassato lo sguardo.
-Quei soldi sono miei, sì signora bella, sono miei, per cui chiudi la bocca!-
-Ma sono io che ho trovato la casa! Inoltre, ragiona, se ti lasciassi la casa mi dovresti una fortuna!-
-Io?!-
-No, io!-
Sembravano due bambini certe volte, davvero, comunque i continui litigi in casa irritavano potentemente anche me e Ruth e quando andavamo da mio padre e lui e Bianca si baciavano in mia presenza a volte volevo rimettere, lo giuro. Bianca cercava di rompere il ghiaccio con noi due, ma la volontà deve essere reciproca e da parte nostra non c’era nessun tipo di volontà, una volta ero con lei in una stanza.
-Rosa, io ti capisco, so che per te è difficile, ma è andata così.- Mi aveva detto.
L’ho guardata con sospetto.
-Com’è la tua situazione economica?-
Lei mi ha guardata come se non si fosse minimamente aspettata quella domanda.
-Non c’è male, non sono ricca, ma sto bene.- Ha risposto e i sospetti che avevo su di lei sono diventati certezze.
-Perché hai scelto mio padre?-
-Perché ci siamo innamorati.-
-Ma ti sei innamorata di lui o dei suoi soldi?-
Quando le ho fatto questa domanda si è mostrata un po’ stizzita, ma ha cercato di rimanere tranquilla.
-Di lui.-
Non le credevo minimamente.
-Quando ti guardo penso alla donna giovane e bella che sposa un uomo di tredici anni più di lei, un uomo non giovane, allo scopo di sposare i suoi soldi.-
A quel punto lei ha smesso di sforzarsi di essere gentile.