Andrea Russo
Così in due ore ½

Titolo Così in due ore ½
Autore Andrea Russo
Genere Narrativa      
Pubblicata il 30/04/2021
Visite 1007
Editore Liberodiscrivere
Collana Spazioautori  N.  3792
ISBN 9788893392471
Pagine 180
Prezzo Libro 15,00 € PayPal

Versione Ebook

ISBN EBook 9788893392488
Una Terrazza, un po’ di musica nell’inconscio, un bar, un tavolino e vino, tanto vino.
La Terrazza, non la famosa Rotonda sul mare, è un luogo incantevole, a picco sul mare, proprio sopra Genova, dove Cosimo (Così per tutti) impiega due ore e mezza della sua esistenza a dialogare con sé stesso e con Olga, la cameriera moldava che lo serve al tavolo, per venire a capo di un suo malessere.
Quattordici titoli di canzone, quattordici stati d’animo, quattordici spazi temporali fanno da sfondo alle riflessioni e ai pregiudizi di Cosimo che, immergendosi nel vino, nel buon cibo e nel sole di Genova, cerca di smussare e dare umanità al suo carattere aspro e acuminato e di renderlo comprensibile agli altri.
Un percorso intimo, eppure trasparente perché privo di ritrosia, che porta Così a focalizzare e superare tutti i suoi difetti e i suoi eccessi, facendogli prendere 
“Così, in due ore ½” non è un libro di Musica, ma parla anche di Musica.
Cosimo, il protagonista, nasce dal desiderio dell’autore di descrivere la persona servendosi di una sua personale interpretazione di alcune Canzoni italiane che gli hanno trasmesso una forma di “sentimento o condizione cognitiva”
Le Canzoni e i loro titoli sono stati, quindi, dei pratici vettori per dare spessore al carattere di Cosimo.
L’autore ammette di aver fatto un’appropriazione indebita dei testi e il tutto all’insaputa del suo personaggio.
Il protagonista è inconsapevole della loro esistenza, ma inconsciamente le interpreta, le gira e le rigira sottosopra, ne ruba le parole, o le emozioni, senza mai farne un’allusione diretta.
Le Canzoni sono servite esclusivamente per farlo riflettere. Anche se con la evidente percezione che le loro melodie, gli accordi, le rime e la poetica, hanno sicuramente un significato e un intento diverso.
Ma, in questo caso, le 14 Canzoni sono le testimoni dello stato d’animo di Cosimo e divengono i titoli dei vari episodi, del suo percorso interiore.
L’autore aveva previsto di inserire il testo di ciascuna Canzone al termine di ogni capitolo. Giusto per giocare un poco con il lettore e spingerlo a riflettere sui versi della Musica e indovinare quali fossero realmente gli “spiriti, le parole e i sentimenti” carpiti da Cosimo e utilizzati per chiarire sé stesso all’interno dei 14 momenti di riflessione.
Ma bisogna fare i conti con la realtà, con i diritti d’autore, con le liberatorie e le concessioni.
Tutte cose che nel suo piccolo, non è in grado di affrontare.
Per cui ha optato per utilizzare il solo titolo.
Lasciando al lettore la curiosità di scaricarsi il testo da internet, guardarsi un video su youtube, approfittare della lettura per ascoltare un po’ di bella Musica italiana e, se vuole, interpretare a modo suo i vari testi.
Esattamente come ha fatto Cosimo, Così per tutti.
Eh, allora un consiglio da parte dell’Autore: ascoltate le Canzoni prima di leggere... e...
buona lettura!
 
11.00
Così non si era mai sentito così.
Così strano, disturbato, così a disagio, come se fosse ammalato, più dentro che fuori.
Beh, diciamo che Cosimo (Così per tutti) non è che non avesse passato nel corso degli anni i suoi brutti quarti d’ora. No, tutt’altro. Però... però, questa strana sensazione, quasi un disagio che gli correva lungo la schiena, fin dietro la testa, ecco, questa sensazione non l’aveva mai provata.
“Che dici Aldo, sarà che sto invecchiando?” disse all’amico di sempre. Ma era poi così sicuro che lo fosse? Amico di sempre, che parolone.
Così diversi, fisicamente, così distanti anche culturalmente.
Così si chiamava Così perché era piccolino da piccolo, gracile da ragazzo, asciutto da giovane, normale da uomo ed ora, alla soglia dei 60, con un filo (ma proprio un filo) di pancetta; né alto né basso, insomma quello che si definisce un tipo normale – un normotipo – belloccio, interessante, forse affascinante, ma indubbiamente normale. Per cui Così aveva sempre cercato di lavorare maggiormente sulla sua materia grigia, che non sul corpo.
Aldo no. Più alto, con un po’ di palestra nel passato remoto, amante del ballo e fisicamente ben fatto, detestava assolutamente prendersi cura del suo cervello. Della pancia sì, e con quella e con il cuore, ragionava sempre e certe volte neanche troppo male. Ma erano davvero così amici, si domandò Cosimo?
“No Così, è perché ti fai troppe pippe mentali – rispose l’amico – ti guardi sempre indietro e se guardi avanti, lo fai con un misto di angoscia e paura. Dai, che cosa ti preoccupa, adesso veramente? Stai bene fisicamente – oddio, starà bene fisicamente? si chiese fra sé e sé Aldo, quasi temendo che Così gli nascondesse qualcosa – forse hai qualche altro problemino, ma per il resto va tutto bene, no?”
Così scosse la testa, impossibile continuare questa discussione. Aldo non avrebbe capito. Anche perché Così non riusciva a spiegare bene questa sensazione, già a sé stesso, figuriamoci agli altri.
Eppure questo disagio gli correva sempre dietro la schiena. Ecco, diciamo che lo inseguiva. Ce l’aveva sempre lì. Dietro. Da un bel po’. Quasi una scimmia. E il brivido alla testa? Dove lo voleva mettere?
“Sì, sì sto bene, figurati, ormai non mi preoccupo quasi più dei miei acciacchi anzi, sinceramente me ne frego.
È che sono a disagio, non riesco a parlare. Cioè, per parlare, parlo, figurati. Le parole non sono mai state un problema, ma non riesco più a parlare con le persone o alle persone. E anche con te, alla fine mi stanco di parlare di questa sensazione e del mio stato d’animo”.
L’aria era davvero tersa quella mattina.
Una bella giornata, vista sul golfo Ligure, un tavolino in legno – ovviamente traballante – l’immancabile bicchiere di vino bianco.
Belìn come si stava bene a Genova.
Cosimo si perse dietro questo incanto: il mare scintillante, qualche barca vela, l’immancabile mostro crocieristico all’orizzonte, quasi all’imbocco del golfo, il nastro nero d’asfalto dell’autostrada, ormai ingoiato dalle paratie anti–rumore.
Così non amava essere romantico. Stava bene lì seduto, certamente, ma si distrasse.
Quella sensazione non finiva di preoccuparlo.
“Ne vuoi un altro?” La voce di Olga, la cameriera moldava, lo riportò al presente.
“Sì, certo; ah, mi raccomando, Olga, fresco ed abbondante. E tu Aldo?” L’amico era anche lui immerso nei suoi pensieri. Probabilmente pensava come al solito al calcio e al salvataggio della sua modestissima squadra bicolore.
Così, invece aveva ben altri pallini per la testa.
Uno era Olga. Oddio, Olga. Non proprio lei. Un suo pallino erano le donne. Gli piacevano. Non tutte, perché comunque era selettivo, ma tante, tantissime, sì.
E ci fantasticava sopra. “Chissà come è, svestita... chissà come lo fa... chissà cosa le piace... chissà cosa pensa... chissà come pensa...”. Insomma, una serie di domande e fantasticherie sciocche e fantasiose. Anche su Olga, ovviamente, ci aveva fatto qualche pensierino, e non troppo pulito. Ma non ci aveva mai provato.
No, perché Cosimo, in realtà non ci provava quasi mai con nessuno. Non se la sentiva o non ne aveva voglia? Pigrizia? Poca voglia di farsi coinvolgere? Insicurezza? Paura del fallimento?
Eppure dal di fuori Cosimo era sempre apparso come una persona dall’eloquio forbito, affascinante, e decisamente interessante. Non avrebbe avuto troppi problemi a lanciarsi, se ne avesse avuto voglia. È che per lui era meglio raccogliere che seminare.
“No, Cosimo, grazie. Devo scendere a mare e non voglio avere problemi di guida ed è troppo presto per me. Tu piuttosto, smettila di rifugiare i tuoi cattivi pensieri nel vino – rispose Aldo, aggiungendo – cosa fai nel pomeriggio? Ti aggreghi? Io vorrei fare una capatina in centro, e poi, se il tempo non cambia, vorrei incontrare Giovanna e fare quattro passi con lei”.
Giovanna. L’amica di sempre di tutti e due. In realtà inizialmente era più amica di Cosimo che di Aldo. Avevano fatto il liceo classico assieme, tra l’altro lui ci aveva anche provato. Ma le cose fra amici non sono mai calibrate nei tempi. Quando sei molto o troppo amico tanto da esserne attratto, lei pensa sicuramente ad un altro, di cui ti parla e straparla (che rodimento...) tutto il tempo che passate assieme. Quindi tu tendi a staccarti cercando altrove e trovando altro. E quando questo succede, tacchete, come d’improvviso, quasi un gioco di magia, ecco che lei subito si riavvicina.
Ma è tardi.
Maledetta questa diacronia...
Così si era perso nei suoi pensieri. Cosimo si perdeva sempre nei suoi pensieri. Era famoso per questo.
E per l’irritazione che provocava ai suoi interlocutori, che non sapevano bene se Cosimo li stesse ascoltando o no.
“Perché Giovanna era diventata amica anche di Aldo?” Ah, sì, perché Così al sabato sera lo portava con sé nella sua compagnia quando erano giovani. E alla fine le amicizie che restano poi, sono sempre ed unicamente quelle dell’età giovanile.
“No, grazie, non ne ho tanta voglia – rispose Cosimo – penso che andrò a casa, preparerò qualcosa per il pranzo. Tanto Silvia verrà a trovarmi tra poco – è andata a fare jogging – poi mi butto in terrazza al sole e qualcosa farò.”
Questa strana sensazione, ancora dietro la schiena fino alla testa.
“Davvero non male questa Olga, fasciata in questi leggins, sotto cui si immagina tutto...” gli disse il suo Lui, proprio nel momento in cui la ragazza si sporse sul suo tavolino per posare il secondo bicchiere di vino.
Ecco uscire un altro dei pallini di Cosimo.
Il suo Lui.
Innominato, e innominabile, ma sempre presente nei pensieri e nel fisico di Cosimo, sempre attento alla femminilità e alle curve femminili.
Tutto era nato quando era piccino, non sapeva nemmeno a che età. Non se lo ricordava, ma doveva essere davvero piccolissimo. In via degli Ursini, sua mamma ascoltava sul mangiadischi 24.000 baci sul terrazzone, mentre prendeva il sole. Cosimo giocava sul tappeto con le macchinine, a farle correre sulla pista della trama.
E poi... all’improvviso... la scoperta del suo Lui.
Lì. Piccolo, dritto ed impertinente, ma soprattutto dialogante. Un filo diretto con il suo cervello. Un filo che non si era mai spezzato. Neanche nelle ore più dure e in quelle più difficili della malattia. Sempre lì. Cresciuto con Cosimo, esigente come pochi, sempre critico e perciò sempre pronto a criticare “Ehi, ehi ehi, chi è questa, ma non la vedi? È vecchia!...Non pensare nemmeno per un minuto che io mi dia da fare!...Guarda guarda quella! Dai, andiamo, che facciamo un figurone! Lanciati, per Giove, buttati, Così!”.
Era giovane, Cosimo, ed era in Francia. Era con una delle sue tante e brevi conquiste, in una libreria di Marsiglia... ma ecco di nuovo questa strana sensazione, questo brivido sulla schiena, da dietro fino alla testa fino alla nuca. Aveva preso in mano un fumetto francese in cui il protagonista era Lui, come il suo Lui, che parlava e dimostrava acume e cervello e parlava con l’altro cervello presente nel corpo. Bellissimo. Gli era piaciuto da morire, perché vi si immedesimava.
Non l’aveva comprato, però. Non aveva i soldi.
Peccato. Se ne sarebbe sempre pentito.
Così scosse la testa. La strana sensazione di disagio era sempre lì, sulla sua schiena e sulla nuca.
Stava divagando con il pensiero senza alcun costrutto, Aldo stava accendendo il vespone, con la classica sigaretta di lato (non cambierà mai quell’uomo), Olga aspettava i soldi del conto al tavolo accanto, mentre il suo cervello si stava perdendo su strade che ormai non erano più sue, troppo passate.
Brutta storia la vecchiaia.
Una Terrazza, un po’ di musica nell’inconscio, un bar, un tavolino e vino, tanto vino.
La Terrazza, non la famosa Rotonda sul mare, è un luogo incantevole, a picco sul mare, proprio sopra Genova, dove Cosimo (Così per tutti) impiega due ore e mezza della sua esistenza a dialogare con sé stesso e con Olga, la cameriera moldava che lo serve al tavolo, per venire a capo di un suo malessere.
Quattordici titoli di canzone, quattordici stati d’animo, quattordici spazi temporali fanno da sfondo alle riflessioni e ai pregiudizi di Cosimo che, immergendosi nel vino, nel buon cibo e nel sole di Genova, cerca di smussare e dare umanità al suo carattere aspro e acuminato e di renderlo comprensibile agli altri.
Un percorso intimo, eppure trasparente perché privo di ritrosia, che porta Così a focalizzare e superare tutti i suoi difetti e i suoi eccessi, facendogli prendere 

 

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