Non si muore quando si deve, ma quando si può
Gabriel Garcia Marquez
con le nostre camicie inutili a coprire i nostri anelli
sorridenti danzavamo maldestri su setole e pavimenti
stelle danzanti e pietre pensierose
erano le nostre dame vestite d’arance
le luci creavano oscurità
più chiarificatrice e i suoni
servivano per non far vibrare le nostre vocali
corteggiavamo nudi dietro ai nostri bicchieri
le sere e i giorni più fedeli
e fedeli ci spogliavamo
nudi e vuoti eravamo gioiosi
e il caos si poteva muovere
mascherandosi con dei ritmi
l’attimo ritornava eterno
e le vostre voci sparse effluivano
dagli occhi ubriachi dei sobri
C’è sfuggito allora, ma non importa:
domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina...
Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato.
F. S. Fitzgerald
E le noie complementari delle cadute in acqua
e nuovamente le implicature nei pugni tirati alle stelle
e il principe dei vini che ci urla di fare silenzio
e di svegliarci accanto a estintori emotivi in garage alluvionati
e le meraviglie abitudinarie di recidere righe dalle agende
- Forse non siamo che un calzino sgualcito dal vento
o in contromisura un brutto Picasso
messo in mostra in una fiera di paese -à
E intanto una pianista russa con fare gracchiante
suona Bach in una chiesa obliata dal diavolo
e dai pittori di provincia
- Forse veramente ci siamo dimenticati
di domandare il permesso di fingere vitalismi tristi -
E gli appunti su Pessoa bagnati dal brodo di tua nonna
e i ristoranti assalta ti di notte da libertari democristiani
assunti a colpi di vermut
- Forse vorremmo zoppicare anche noi fra le camere dei nobili
e possibilmente accasciarsi su panchine urlanti piogge sagge -
E uccidiamo gli amanti di macchine tedesche grazie ai testacoda sul molo
e tagliamo sigari sotto la pressione degli occhi matrimoniali
e le zanzare si immergono in biscotti zuppi di sapone
- Cosa blocca il mio amore per lei su un treno colerico? -
e le altre tue domande impresse nelle caffettiere balbuzienti
e le nostre risposte sulle nostre origini locali
e le vele date in fiamme dai nuotatori di rhum
- Con molta probabilità mi sono addormentato
sugli occhi di Dostoevskij -
e mille altre scuse a cui non abbiamo mai creduto
come quando una bomba di colore arancione
inietta nel cielo i propri sentimenti e bandiere
poetiche e ideali e i forni dei panettieri e i corrieri
in tuta mimetica assalgono gli ultimi alberi capitolini.
- Le piante grasse sono secche per la troppa acqua
causata dall’aumentare dei biglietti dei treni -
E i teatri scartano spazi vuoti simili e analoghi
alle finestre delle aule liceali e celebrali.
I tuoi ricordi sono il metro per i miei olfatti patriottici
e gli operatori ecologici sfavillano sui cancelli
fossilizzati dalle dimenticanze dei cani romantici.