I
Il Creato sbirciava
Sefarad baciare il sole.
Rotolavano i sensi innocenti
e le gocce bagnavano
le labbra che si univano morbide.
Arrossiva la marea.
Decantava il silenzio abitato.
Spargeva la rena sul pube,
la clessidra che colava le ore.
Dalla scogliera turchina
un sasso minuscolo cadde
a intaccare la scesa.
All’interno dell’onda
tra l’acqua e le pietre.
Sefarad cercava aria,
beveva mare.
Il sole scuriva e piangeva,
il mare ebbe pietà e
libera lasciò Sefarad.
II
In Sefarad, nessun rimpianto,
minimi rimorsi,
i rancori stesi al sole a scolorire ,
eppure nell’unire l’orlo all’anima,
si punge Sefarad.
Goccia il sangue sulla croce personale.
Sulla stadera il legno pesa poco
e si vergogna Sefarad
controlla che la croce sia coperta
e con nastro isolante la sigilla.