Cammino anche per te
mamma, per te, che quasi
non lo puoi più fare.
E mi ricordo com’eri
in sella alla tua bici,
con le borse della spesa
sul manubrio: agile, bella
e coi bruni capelli
pieni di vento.
Pedalando sul lungomare
respiravi il salmastro
e gioivi della luce
ballerina sull’acqua;
poi mi chiamavi, alla salitina,
annunciando il tuo arrivo
e ti venivo incontro, in aiuto.
Tutto è cambiato e ora
la tua fragilità
è un’ombra scura sul cuore
un velo che offusca lo sguardo.
Ma c’è ancora, mamma,
la panchina accanto al pozzetto
sotto la pergola di vite americana
che d’autunno è una festa:
ce ne staremo lì, insieme,
a guardare il mare vicino
e ascoltarne il respiro,
a bagnarci di sole
e parlare di ieri,
a scordarci il presente
e ignorare il domani.