Le tue stelle i miei disastri
l’amore che ritorna
un’altra volta non il mio
è una notizia che non fa clamore
che non mi risuona ho perso
come dire con me stesso
il mio contatto la fiducia esiste
un rigore persino dissoluto
nello sbando…
domenica ho piantato lacrime giocavo
con i piatti e avevo nei fornelli
la minestra il brodo per mio figlio
(chissà se ci ha creduto) l’altra
era andata a mangiare a smettere
di crescere
nei silenzi di sua madre…
(quel cucchiaino vigliacco sotto schiuma
di limone il last che resta sempre
rintanato in fondo nel lavello
appena tiri il tappo…)
una volta quando ancora ci credevo
ho pregato Dio che cambiasse
la mia croce mi annoiavo
difficile spiegare…
ora accarezzo un cane piccolo per vizio
acciambellato sul divano che mi aspetta
e mi pretende e frigna o miagola o guaisce
se non lo calcolo al ritorno dal lavoro
figurati cosa m’importa ma è pur sempre
una creatura in sangue caldo…
(ti amano perché non riesci a fingere
di non amarli e poi si aspettano
che tu continui a dimostrarglielo…)
ho molti figli pare e poco
o nullo aiuto ascolto con il naso
odore roba persistente in decomposizione
qualcosa sotto nel tappeto
benché mi lavi con frequenza
il topo morto
arrivano messaggi per telefono
l’ultimo era questo (ormai mi definisco
postumo)
“ho momenti di nostalgia pensarti
quello lo faccio sempre maledetto
quel viziaccio che ha interrotto
l’incantesimo”…
il tuo incantesimo era il mio
inferno è stato bene che finisse
e sia finito qui dentro paga sempre
uno questo ho digitato nellattesa
di un invio…
si trattava di adulterio un semplice
semplicissimo adulterio
uno scambio segreto di persone
ingiustamente destinate ad altre per
l’eternità o il contingente
(cambia poi qualcosa…?)
le tue stelle i miei dis-astri
avrei dovuto dirle ma non credo
avrebbe mai capito abbiamo
questo vizio noi chiamatelo
viziaccio usare le parole…
ho preferito non rispondere
(è da un po’ che mi succede)