Son qui nel mio giardino
che sopporta paziente il sole
di questo primo luglio
come Atlante il cielo
senza mai posarlo,
a leggermi le poesie di Massimo
-il suo seme di riso negli specchi
il latte della luna
e la seta d'un ninnolo ai capelli-
come acqua bevuta alla sorgente.
E io, che non ho un poeta per compagno,
e che, di quel che scrivo,
dice "carino" o pressappoco,
m'incanto alla gioia della vita
che spira Musicalia;
all'amore di carne e di mimosa
che dona alla sua donna;
alla scrittura lieve
come d'arcobaleno
che naviga nel cielo
a urlare verità
pesanti più del piombo.
E Margherita, Amelia e Madeleine
sembra di vederle
con tutti gli altri appresso
girare sulla giostra
di petali e di lacrime
senz'altra colpa o merito
che d'esserci anche loro;
e così tutti quei luoghi
che a Massimo son cari
o per istinto o antica riflessione.
E gli operai, la gente in lotta, gli umili
diventano "gli uomini" per antonomasia
ai quali, soli, Vittorini riserva
il privilegio dell'appellativo.
Grazie al Poeta, di questo volumetto!