Mauro Scardovelli
Narcisisti con le ali

Titolo Narcisisti con le ali
Autore Mauro Scardovelli
Genere Saggistica      
Pubblicata il 12/07/2007
Visite 21506
Editore Liberodiscrivere® associazione culturale edizioni
Collana Aleph  N.  4
ISBN 9788873881414
Pagine 108
Prezzo Libro 10,00 € PayPal

Versione Ebook

ISBN EBook 9788899137588
Prezzo eBook 5,99 €

Volete continuare a vivere nella mediocrità, o raggiungere le vette dove solo i migliori osano?Volete finalmente realizzare il vostro sogno segreto di sfruttare gli altri, farvi servire, e in più essere riveriti e adorati?Se non vi sentite all’altezza del compito, e soffrite di bassa autostima o depressione, niente paura: questo è il libro che vi cambierà la vita. Il mondo è pieno di narcisisti falliti. La cura non è la psicoterapia, né la meditazione o la preghiera. Il loro problema non è psicologico, ma tecnico: mancano di professionalità. Per spiccare il volo, anche in questo difficile campo, occorrono impegno e disciplina.

INTRODUZIONE

1.
Questo libro è pieno di difetti (salti logici, errori di sintassi, citazioni scorrette ecc.). Se ne trovi almeno dieci, scrivimi, e ti invierò una copia di una nuova versione, completamente revisionata da un segretario affetto da ossessività di grado nove della scala Mercalli. La nuova versione è perfetta e ineccepibile, equilibrata e ben documentata secondo standard accademici accreditati: non ci troverai il minimo errore o la più piccola svista, neppure se ti metti a piangere in coreano o ti ingrazi l’anima di Pico della Mirandola.
Perché non la pubblico, mi chiedi? Per evitare problemi legali con le ditte farmaceutiche produttrici di sonniferi. Esse minacciano di citarmi in giudizio per concorrenza sleale - se diffondo la nuova versione -, in quanto è così noiosa che produce un sonno immediato, profondo e ristoratore, dopo soli cinque minuti di lettura.

2.
La presente versione, invece, facilmente ti farà incaz..re. Molto bene, significa che sei vivo e che hai delle reazioni. Cioè non hai raggiunto ancora lo stadio di coma profondo da intossicazione mediatica, in cui si trova la maggior parte delle persone del cosiddetto primo mondo. Una droga piacevole, certo preferibile alle spade di Alessandro il macedone o ai fucili di Napoleone. Ma alla lunga non meno pericolosa dell’LSD, capace di rendere imbecille quasi ogni persona che la assuma.
Rassegnamoci. L’imbecillità collettiva è sempre stata necessaria, oggi come ieri. Senza questo collante universale, un’esigua minoranza di uomini ambiziosi, spesso eccellenti solo nel livello di incompetenza e nella capacità di mentire, non riuscirebbe a sfruttare e danneggiare milioni di loro simili, facendosi credere migliore di loro .
I conservatori e i tradizionalisti possono dormire sonni tranquilli: l’attuale assetto di potere dura immutato, nella struttura profonda, da oltre cinquemila anni. Non cambierà facilmente nelle prossime settimane a venire.

3.
Ho conosciuto Beppe Grillo quando non era ancora famoso. Una trentina d’anni fa, lui tenne una serata al teatro Instabile di Genova (così instabile che fu chiuso poco dopo, per ragioni di sicurezza). Non era un evento paragonabile ad una prima alla Scala. E Beppe in realtà si esibì solo mezza serata, perché nella prima andò in scena un coro di canzoni popolari, di cui io facevo parte. Essendoci in sala non più di cinque o sei persone paganti – tipico dei locali genovesi più all’avanguardia -, Beppe ebbe da subito un vantaggio su di noi. Perché quando iniziò il suo show, poteva contare anche sulla nostra presenza nel pubblico e sui nostri applausi, generosamente calorosi quanto lui meritava.
Il suo humor già allora era contagioso. Ricordo ancora oggi due sue battute. Esordì pregando di scusarlo perché era molto stanco, in quanto aveva appena concluso una lunga tournée… nel suo palazzo. Poi ci confidò che da piccolo era così magro che sua madre gli aveva comprato un pigiama con una riga sola. Ci sentimmo in dovere di stargli vicino, perché non avesse più da subire la fame che doveva aver patito da bambino.
Questo libro è dedicato a Beppe Grillo, per due ragioni fondamentali: il suo coraggio e la sua inguaribile ingenuità.
Il suo coraggio è dire in pubblico ciò che molti opinion leader pensano, ma che si guardano bene dal comunicare, per la fondata paura di perdere i privilegi di cui godono.
La sua ingenuità è pensare che le persone comuni, sapendo finalmente come stanno le cose, faranno ciò che è necessario per cambiarle. E no, caro Beppe! Narcisisti e menefreghisti non sono solo politici, imprenditori, banchieri e affaristi, che guidano il mondo, ma anche quelli, molti di più, che li seguono come pecore. O meglio, come un branco di pesci, perché le pecore di tanto in tanto si distraggono e, senza volerlo, si staccano dal gruppo. Le persone rimbecillite dai mass media, no.
In realtà, tu queste cose le conosci meglio di me. Lo dimostra in modo inequivoco il tuo scritto sull’italiano medio, che qui riporto:

Ho condotto i miei figli in un’oasi per le tartarughe vicino a Massa Marittima sponsorizzata dalla Comunità europea. Il primo cartello visibile in questo piccolo parco invita a depositare le borse all’ingresso a causa dei continui furti di tartarughe. Il cartello è scritto nelle principali lingue europee, ma è indirizzato, lo sappiamo bene, agli italiani. Solo a quelli medi. Gli altri sono esclusi.
L’italiano medio ruba le tartarughe,
l’italiano medio non vuole problemi,
l’italiano medio i problemi preferisce lasciarli a Borsellino-Falcone-Ambrosoli, che se si facevano i c.zzi loro erano ancora vivi,
l’italiano medio quando è cliente vuole le liberalizzazioni,
l’italiano medio quando è industriale vuole i monopoli,
l’italiano medio se può evade le tasse,
l’italiano medio critica chi evade le tasse (lui lo fa per necessità),
l’italiano medio ama la famiglia e tiene la casa pulita,
l’italiano medio vuole uno stipendio, una laurea e un lavoro statale,
l’italiano medio è abusivo e condonista (sempre per necessità),
l’italiano medio diventa feroce, molto feroce, se gli tocchi i soldi,
l’italiano medio è buonista in pubblico e razzista in privato,
l’italiano medio ha ogni diritto e nessun dovere,
l’italiano medio parcheggia in seconda fila e se protesti si inc..za,
l’italiano medio è mafioso dentro,
l’italiano medio ha sempre un amico che gli fa un favore,
l’italiano medio deve sempre ricambiare un favore,
l’italiano medio sceglie come rappresentanti altri italiani medi,
l’italiano medio induce pesantezza di stomaco e diarrea,
l’italiano medio considera privata la proprietà pubblica e, per questo, rubare al pubblico non è reato,
l’italiano medio è maggioranza assoluta nel nostro Paese,
l’italiano medio gli intellettuali li vuole organici al sistema,
l’italiano medio i giornalisti li vuole servi,
l’italiano medio i politici li vuole medi,
l’italiano medio è semilibero, lo sa e gli va bene così,
l’italiano medio è un povero cristo che ruba a sé stesso e al suo Paese e non lo sa.
Nonostante questo, tu continui a girare l’Italia, e a sprecare fiato e sudore, tanto, per risvegliare le coscienze. Tu li prendi per il bavero, gli sturi le orecchie, gli apri gli occhi. Per due ore tutti sembrano pendere dalle tue labbra, e fanno di sì con la testa. E ridono, ridono di cuore.
Ora, se fai così, è perché ti diverti a far ridere le persone. E’ il tuo mestiere. Ma un pizzico di ingenuità ti deve essere rimasto, perché nel fondo della tua anima continui a credere ad un’illusione dura a morire: che ci siano molti italiani, europei, americani, cinesi, pronti a staccarsi dalla media, per seguire l’esortazione del sommo poeta: “Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza”.
Tu sei un comico. Io sono un terapeuta. Quest’illusione, te lo dico in segreto, ci accomuna. Ma in questo libro io ho sentito il bisogno di urlare anche l’altra verità, quella che non vorremmo assolutamente vedere. La verità che ci indigna maggiormente: e cioè che l’assoluta maggioranza delle persone non è minimamente interessata alla tua battaglia, che è anche la mia. Ci sembra incredibile, perché è nel loro interesse cambiare le cose, sottraendo il potere a chi ci sta portando all’autodistruzione. Ci sembra incredibile, ma è così. Tu dici alle persone che vengono alle tue performance: “Voi siete qui perché avete dei problemi. Le avete tentate tutte, e cercate delle risposte. Venite da me. Ma io sono un comico, sono qui per farvi ridere due ore. Mi date un peso troppo grande da portare”. Tu fai ridere, e questo giustifica la tua presenza nel mondo. Io tolgo qualche paura e aiuto le persone a stare un po’ meglio con se stesse e con gli altri. Per questo non vengo murato vivo nell’isolamento più totale. Ma è tutto qui.
O forse no? O forse hai ragione tu a continuare a prendere le persone per il collo, a scrollarle anche fisicamente oltre che emotivamente, e io ad ascoltarle con pazienza sulle loro disgrazie, cioè sui casini che combinano, sperando che prima o poi aprano gli occhi?

4.
Il maestro Osho, nel libro “Meditazione: la prima e ultima libertà”, riferisce la storia di tre monaci cinesi. I loro nomi non vengono ricordati, perché non li rivelarono mai a nessuno. Per cui in Cina sono conosciuti semplicemente come i tre monaci che ridono.
Non facevano altro che ridere: entravano in un villaggio, si mettevano in mezzo alla piazza, e iniziavano a ridere. Pian piano altre persone venivano coinvolte da quella risata, finché si formava una piccola folla, e il semplice guardare quelle persone faceva scoppiare a ridere tutti i presenti. Alla fine tutti gli abitanti venivano coinvolti.
A quel punto i tre monaci si spostavano in un altro villaggio.
La risata era la loro unica predica, il solo messaggio. Non insegnavano nulla, si limitavano a creare quella situazione.
Erano amati e rispettati in tutta la Cina: nessuno aveva mai fatto sermoni simili. Essi comunicavano che la vita dovrebbe essere solo e unicamente una risata. E non ridevano di qualcosa in particolare. Si limitavano a ridere, come se avessero scoperto lo scherzo cosmico.
Quei monaci diffusero gioia infinita in tutta la Cina, senza usare una sola parola.
Con il tempo invecchiarono. E in un villaggio uno di loro morì. L’intero villaggio si chiedeva come avrebbero reagito: almeno in quella circostanza ci si aspettava che avrebbero pianto. Era una cosa che valeva la pena vedere, perché nessuno riusciva ad immaginarsi quei monaci in lacrime.
L’intero villaggio si riunì. E cosa videro? I due monaci superstiti che, accanto al cadavere del terzo, ridevano, ridevano a crepapelle. Per cui tutti gli abitanti del villaggio chiesero: “Per lo meno spiegateci questo”.
Per la prima volta parlarono e dissero: “Ridiamo perché quest’uomo ha vinto. Ci siamo sempre chiesti chi sarebbe morto per primo, e lui ci ha battuti. Stiamo ridendo della nostra sconfitta e della sua vittoria. Inoltre, ha vissuto con noi così tanti anni, insieme abbiamo riso e ci siamo divertiti… non potrebbe esistere un addio migliore: possiamo solo ridere”.
L’intero villaggio era triste, ma quando il corpo del monaco morto fu posto sulla pira funeraria, tutti si accorsero che non solo quei due stavano divertendosi, rideva anche il terzo, il monaco morto.
Infatti aveva detto ai suoi amici: “Non cambiatemi le vesti”. Per convenzione, quando un uomo moriva, il corpo veniva lavato e gli abiti cambiati, ma lui aveva detto: “Non lavatemi, perché sono sempre stato pulito. Ho riso tanto nella mia vita, che nessuna impurità si è mai accumulata vicino a me, addirittura non sono mai stato toccato da impurità. Non ho raccolto polvere: la risata è sempre giovane e fresca. Per cui, non mi lavate e non cambiatemi le vesti”.
Per rispetto, non gli cambiarono l’abito. E quando il corpo fu messo sulla pira, all’improvviso si accorsero che nei vestiti aveva nascosto dei fuochi artificiali! Pum, pum, pam! L’intero villaggio si mise a ridere, e quei due monaci dissero: “Furfante! Sei morto, ma di nuovo ci hai battuti. Ti sei fatta l’ultima risata!”
Osho commenta: “Esiste una risata cosmica, allorché si comprende lo scherzo cosmico. E’ la risata più elevata: solo un Buddha può ridere in quel modo. E quei tre monaci dovevano essere stati tre Buddha”.
La risata, l’humor, l’autoironia, la capacità di cogliere il lato comico delle cose: ecco l’arte più preziosa da coltivare. Non per sfuggire ai problemi, non per nascondere lo sporco sotto il tappeto, per negare o far finta di nulla. Ma per ricaricare le batterie, per non identificarsi nelle difficoltà della vita e farsene sopraffare. E anche per un altro motivo: per non prendersi troppo sul serio, per ruotare il nostro punto di vista in altre posizioni, per liberarsi da una visione manichea della realtà.
Oltre a Beppe Grillo, dedico questo libro a Moni Ovadia. Non lo conosco personalmente. Solo poco tempo addietro un amico mi ha regalato un DVD di un suo spettacolo. L’ho visto e rivisto decine di volte, almeno alcune sequenze. Con rinnovata ammirazione.
Recentemente ho acquistato un suo libro: “Lavoratori del mondo, ridete!” Ovadia è un ebreo e un marxista. Egli racconta storie comiche su ebrei e comunisti. Le persone alle cui ideologie si sente di appartenere. Ma proprio perché le ama, non le vuole imbalsamate e idolatrate. Al contrario, le vuole ripulire dalle impurità, per farne rifulgere il nucleo di luce. Come? Attraverso la risata, la satira, l’ironia.
Nelle parole di Ovadia, “La storiella ebraica ha come scopo primario l’autodelazione, la denuncia di vizi e falsi miti, scheletri nell’armadio del mondo a cui si appartiene. E’ una forma salvifica di autocontrollo, di prevenzione dalle patologie autoritarie, una profilassi mentale per irrobustire le fibre di ogni pensiero democratico”.
E’ in sostanza una forma terapeutica e autoterapeutica veramente preziosa.

Volete continuare a vivere nella mediocrità, o raggiungere le vette dove solo i migliori osano?Volete finalmente realizzare il vostro sogno segreto di sfruttare gli altri, farvi servire, e in più essere riveriti e adorati?Se non vi sentite all’altezza del compito, e soffrite di bassa autostima o depressione, niente paura: questo è il libro che vi cambierà la vita. Il mondo è pieno di narcisisti falliti. La cura non è la psicoterapia, né la meditazione o la preghiera. Il loro problema non è psicologico, ma tecnico: mancano di professionalità. Per spiccare il volo, anche in questo difficile campo, occorrono impegno e disciplina.

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