L. Rosselli - G. Temporelli
Le fontane di Genova

Titolo Le fontane di Genova
Autore L. Rosselli - G. Temporelli
Genere Storia e tradizione locale      
Pubblicata il 13/03/2013
Visite 13850
Editore Liberodiscrivere® edizioni
Collana Altroviaggio  N.  3354
ISBN 9788899137915
Pagine 176
Note La descrizione delle 124 fontane pubbliche di Genova è realizzata attraverso un ricco apparato iconografico composto da 218 immagini a colori.
Prezzo Libro 10,00 € PayPal

Le fontane di Genova sono le protagoniste di questo libro.

Raffigurate in fotografie o in quadri, il libro contiene le immagini delle principali fontane pubbliche della città presenti sul territorio comunale.

Oltre all’aspetto iconografico, il libro tratteggia la loro storia e soprattutto il loro fondamentale ruolo di servizio alla popolazione che, sprovvista di acqua corrente all’interno delle abitazioni, si riforniva di questo indispensabile bene ricorrendo proprio alle fontane.

Perso tale compito pratico, oggi le fontane hanno una funzione di decoro e di abbellimento della città.

Con questo libro si vuole sostenere il valore decorativo e simbolico delle fontane che per secoli hanno rappresentato il legame imprescindibile delle comunità locali con l’elemento necessario alla loro sopravvivenza.

Introduzione

 

 

Uno dei compiti principali di Fondazione AMGA è quello di valorizzare il tema dell’acqua, e in questa occasione lo ha fatto scegliendo un argomento non più trattato da tempo: le fontane di Genova. Anche i testi più recenti infatti, come quelli di Rebuffo-Mangini, Cigolini-Tomasinelli e di Cogorno-Mazzucchelli-Ruggiero, risalgono a diversi anni fa.

L'iniziativa si è sviluppata in due momenti importanti.

Il primo è il concorso fotografico al quale hanno risposto con entusiasmo molti genovesi (e non) fotografando appassionatamente in lungo e in largo le fontane della città.

Il secondo è il presente libro che propone un censimento delle fontane di Genova, con l'intento di focalizzare l'attenzione del lettore su quello che rappresentano e hanno sempre rappresentato: un piccolo patrimonio artistico e culturale, diversi momenti storici e di aggregazione sociale, nei quali loro, le fontane, erano e sono sempre presenti, a volte indispensabili, a volte no, ma in ogni caso al servizio del cittadino. 

Le fontane descritte in questo libro sono quelle pubbliche, collocate in vie e piazze sempre accessibili o, nel caso, situate in siti pubblici o privati (vedi ville, parchi, palazzi dei Rolli) aperti al pubblico negli orari prestabiliti. Non sono state prese in considerazione fontane ubicate in contesti privati non accessibili.

Un capitolo a parte è stato dedicato alle storiche fontanelle pubbliche, cuore ed anima della città stessa.

L’aspetto iconografico è quello a cui è stato dato maggior rilievo: sono state inserite un notevole numero di fotografie di fontane scattate dagli autori stessi, e dai partecipanti al concorso fotografico. La relativa paternità è specificata nell’elenco riportato a fine libro.

Alcune fontane sono state riprodotte con quadri a olio dalla pittrice Aurora Bafico Ferrari. La raffinata artista genovese, dotata di grande sensibilità riguardo al tema dell’acqua, ci ha gentilmente messo a disposizione le opere inserite nel libro.

 

Poiché non sono caratterizzate da nomi o da altri riferimenti specifici, le fontane sono state inserite seguendo l'ordine alfabetico della via o della piazza in cui si trovano collocate.

In tempi passati, quando le case non erano ancora dotate di fornitura diretta, i cittadini attingevano alle fontane e alle fontanelle l'acqua necessaria all'uso domestico, per i propri animali, per dissetarsi, più raramente per lavarsi.

Non dovrebbe essere difficile per noi, chiudere gli occhi e immaginarle nella loro ambientazione storica, osservare il loro uso originario, sentire l'animata e chiassosa vita che si svolgeva intorno a loro, in un instancabile andirivieni di persone e animali che le usavano per rifornirsi di acqua.

La vita intorno alle fontane un tempo era così turbolenta che spesso le autorità erano costrette ad intervenire per disciplinarne l’uso. Frequentemente, infatti, si verificavano disordini e zuffe e, nonostante fosse vietato, c’era chi usava la fontana per lavare le pentole o addirittura i panni sporchi. 

E' un dato di fatto che la funzione primaria delle fontane fosse quella di rendere più facile e veloce l'approvvigionamento idrico, e questo spiega perché molte di esse sono caratterizzate da una struttura semplice e snella, tuttavia i genovesi hanno realizzato anche fontane riccamente decorate, come per esempio quella di piazza Campetto, che oltre al putto che soffia acqua, lo stemma della città scolpito sulla base e le teste d'ariete ornanti la vasca circolare, possedeva sette getti d'acqua, quattro in alto e tre più in basso, in modo da facilitare l'approvvigionamento contemporaneo da più parti, in basso con i secchi a mano e in alto tenendoli in testa.

Di norma il compito di prelevare l’acqua dalle fontane era affidato alle donne, tanto che nell’Ottocento era diventato ormai in tutto e per tutto un mestiere svolto dalle cosiddette “camallae d’aegua”, donne molto robuste per la maggior parte provenienti dalla zona di Montoggio.

Un’altra caratteristica di alcune fontane genovesi sono gli spostamenti ripetuti. Vuoi perché hanno seguito i mercati a cui erano adibite, vuoi perché considerate d'intralcio al traffico crescente delle carrozze diverse importanti fontane sono state dislocate in differenti punti della città con il passare dei secoli. Un caso esemplare è quello della fontana di piazza Colombo. Nel 1861 al centro della piazza venne collocata l’attuale fontana di marmo originariamente (dal 1646) sistemata per uso decorativo sul Ponte Reale, che collegava Palazzo Reale direttamente al mare. La fontana, trasferita per far fronte alle esigenze di approvvigionamento idrico per il mercato ortofrutticolo, è oggi tornata al suo uso originario, quello decorativo.

A questo proposito, poniamo l'accento sull'incredibile unicità della morfologia di Genova, superba anche per la sua posizione, stretta tra mari e monti, impossibilitata, con i suoi caruggi e la mancanza di grandi piazze, a favorire lo sviluppo di fontane artistiche e monumentali.

Oggi le fontane di Genova hanno perso il loro antico ruolo per assumere quello di memoria storica. Una memoria che testimonia lo splendore e la gloria di una città che seppe avvalersi con coraggio dell'appellativo di "Superba".

Le fontane cittadine rappresentano il simbolo e la misura della nostra passata civiltà e costituiscono quindi un patrimonio storico e artistico da conoscere e valorizzare.

 

 

Storia

 

L'acqua ha sempre rappresentato per l'umanità uno degli elementi più affascinanti della natura, quello liquido. L'elemento liquido in quanto tale, con la sua capacità di assumere qualsiasi forma, riempirla, e passare oltre, ha assunto valenze simboliche potentissime, prima fra tutte la capacità di superare gli ostacoli, e l'impossibilità da parte dell'uomo di trattenerla.

Ma l'uomo nel corso del tempo ha imparato a domare l’acqua e, costruendo acquedotti, scavando canali, edificando opere maestose, è riuscito ad incanalarla, trattenerla e sfruttare così la sua potenza per gli usi quotidiani. 

In questo senso le fontane pubbliche rappresentano una tappa fondamentale della capacità dell'uomo di domare l'acqua. Mentre prima si era costretti ad attingerla direttamente alla sorgente, ora grazie alle fontane pubbliche l'uomo può disporre di acqua corrente, in abbondanza, all'interno degli agglomerati urbani.

Nel medioevo la simbologia dell'acqua diventa negativa, arrivando a rappresentare il peccato e un pericolo per la salute, ma questo avviene per un motivo ben preciso: tutte le opere prodotte dalle civiltà passate sono dismesse, si torna a bere e usare acqua stagnante, con conseguente peggioramento delle condizioni igieniche. L'uso di acque insalubri e la mancanza di un corretto sistema di smaltimento delle reflue, sommato all'inevitabile presenza di acque stagnanti, è causa del frequente diffondersi di malattie e scoppi di epidemie.

Per comprendere quanto l'acqua sia vettore e fonte di contagio, si dovrà attendere la fine del XIX secolo, quando verranno introdotti nuovi trattamenti di potabilizzazione e realizzati sistemi fognari e depurativi delle acque reflue.

A Genova la canalizzazione delle acque provenienti dalle sorgenti e dall'acquedotto darà origine alle fontane cittadine la cui funzionalità sarà destinata in primis alla fornitura di acqua per attività mercantili, non a caso le più antiche sorsero vicino ai moli e già nel XIII secolo se ne contavano otto lungo la Ripa. Ma con grande velocità le fontane seguiranno l'espandersi della città e verranno costruite nelle piazze principali, usando un meccanismo che getta ininterrottamente l'acqua in vasche per mezzo di grossi tubi in marmo chiamati "cannoni", denominazione che verrà data poi alle fontane stesse.

Giovanni Maria Cattaneo all'inizio del XVI secolo nel suo poemetto "Genua" le racconta così: "Giù dall'acclive monte è condotto in città un corso d'acqua copioso, sospeso su arcate frequenti. Dai doccioni dei serbatoi le fontane disposte qua e là nei quadrivi, secondo gli svariati bisogni della plebe che è nella città, distribuiscono acqua sufficiente a così numerosa popolazione".

E sarà proprio nel XVI secolo che parallelamente ad un importante cambiamento d'immagine della città, la fontana diverrà uno status symbol da esibire nei nuovi palazzi nobiliari genovesi, in giardini progettati con cura, al fianco di nobili statue e opere monumentali. In tale contesto non dimentichiamo certo di ricordare le maestose residenze aristocratiche lungo la "Strada Nuova" ora via Garibaldi, e sulla via dei "Signori dei Balbi", abbellite con raffinate e scenografiche fontane anch'esse ostentazione e simbolo di potere e grande ricchezza.

Fuori dai palazzi nobiliari, le fontane, che pur hanno subito la moda di essere realizzate con sculture artistiche e decorative, prenderanno il nome di "barchili", diventando innanzitutto un potente elemento aggregante della vita sociale cittadina. Nel centro di Genova e nei piccoli borghi la vita quotidiana si tesse intorno a loro, intorno all'elemento vitale per eccellenza: l'acqua.

Il nome “barchile” (barchì in dialetto), si riferisce esattamente alla scultura ornamentale della fontana. I primi esempi sono il barchile di piazza Nuova (oggi piazza Matteotti), costruito nel 1536, e quello di piazza Soziglia, costruito nel 1578.

Nei quartieri popolari (ad esempio quello della Marina, dei Servi, o, di Prè), vengono realizzati dei lavatoi pubblici, tra i quali non possiamo non citare i famosi e bellissimi truogoli di santa Brigida, che cresceranno numericamente fino al XX secolo per riuscire a soddisfare le esigenze di una città in continuo sviluppo.

Abbiamo più volte affermato durante questo breve excursus storico che il punto di forza delle fontane di Genova è incontestabilmente l'uso pubblico da parte dei cittadini e l'importanza che queste assumono nel contesto lavorativo della città, e proprio a questo proposito vogliamo ricordare ciò che accadde nel 1642 agli abitanti di Ponticello, i quali dopo aver fatto pervenire un'istanza ai Padri del Comune perché fosse costruita nella piazza una fontana, rendendosi conto che il Comune non avrebbe dato loro voce, si dissero disposti a contribuire personalmente alle spese della costruzione, in questo modo riuscirono a far accogliere l'istanza. Questa chiara funzione pubblica delle fontane continuerà per tutto il Settecento: si prenda ad esempio la fontana di piazza di Chiappa Vecchia, poi Pescheria, costruita nel 1728, a servizio del mercato del pesce.

Nel corso dell’Ottocento vengono collocati nuovi punti di erogazione d’acqua e, dove è possibile, viene aumentata la portata di quelli già esistenti, il tutto per garantire ai cittadini una più adeguata disponibilità di acqua potabile per uso domestico.

Nel 1860 viene potenziata l’erogazione della fontana di piazza delle Erbe, in risposta alla petizione di abitanti, bottegai ed erbivendoli del luogo.

Ma anche il mercato alimentare di piazza Bandiera e quello dei pesci di Pescheria si lamentano per l'inadeguata fornitura di acqua.

Per tutti questi motivi si rende necessario dotare di fontane e abbeveratoi le località più frequentate della città, come piazza Cavour (1864), piazza Principe (1895) e piazza Brignole (1892-1896).

Altre nuove fontane verranno realizzate con l’apertura di via circonvallazione a Monte e poste nelle nuove vie Palestro e Pertinace.

La diffusione dell’erogazione di acqua potabile nelle case private comporterà un evidente cambiamento nell'uso che verrà fatto delle fontane pubbliche rispetto a quello originario, per questo motivo numerosi barchili verranno spostati nel tempo, in vista di una loro migliore e più adeguata collocazione.

I trasferimenti dei barchili sono necessariamente collegati ai grandi interventi urbanistici delle varie epoche. Per esempio nel 1878 il cantiere del teatro Carlo Felice in San Domenico comporta il trasferimento della fontana che troverà sistemazione in piazza Marsala. Altri esempi: l’apertura della carrettiera Carlo Alberto e il conseguente aumento del traffico comportano il trasferimento della fontana da piazza Fossatello a piazza Bandiera; nel 1861 il barchile di Ponte Reale viene trasferito in piazza Colombo; nel 1936 la fontana di Ponticello, rimossa per la costruzione di via Fieschi, trova sistemazione nel cortile di Palazzo Ducale per poi essere nuovamente trasferita, tra il 1995 e il 1997, in piazza Campetto.

A causa dell'aumento della richiesta di acqua si rese necessaria la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento attraverso studi che, a partire dal XIX secolo, portarono alla nascita delle tre grandi compagnie acquedottistiche genovesi: le private Nicolay (1853) e Acquedotto De Ferrari Galliera (1880) e la municipalizzata AMGA (1935), oggi riunite in Mediterranea delle Acque (2006).

Le fontane di Genova sono le protagoniste di questo libro.

Raffigurate in fotografie o in quadri, il libro contiene le immagini delle principali fontane pubbliche della città presenti sul territorio comunale.

Oltre all’aspetto iconografico, il libro tratteggia la loro storia e soprattutto il loro fondamentale ruolo di servizio alla popolazione che, sprovvista di acqua corrente all’interno delle abitazioni, si riforniva di questo indispensabile bene ricorrendo proprio alle fontane.

Perso tale compito pratico, oggi le fontane hanno una funzione di decoro e di abbellimento della città.

Con questo libro si vuole sostenere il valore decorativo e simbolico delle fontane che per secoli hanno rappresentato il legame imprescindibile delle comunità locali con l’elemento necessario alla loro sopravvivenza.

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