M. Gisella Catuogno
“In territorio nemico“ di SIC (Scrittura Industriale Collettiva) Ed. minimum fax

Titolo “In territorio nemico“ di SIC (Scrittura Industriale Collettiva) Ed. minimum fax
Autore M. Gisella Catuogno
Genere Attualità libri      
Pubblicata il 26/05/2013
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  “In territorio nemico” è una testimonianza lucida, antiretorica e documentata della Resistenza italiana ed è proprio su questo contenuto che vorrei soffermarmi, tralasciando la sua novità strutturale più evidente, sulla quale indugiano fin troppo i recensori, che è quella di avere molti padri e molte madri, più di un centinaio.

Perché, se è tale genesi che salta agli occhi –e il miracolo che ne scaturisce è frutto dell’abilità dei “compositori” che hanno fuso in un unico stile e respiro narrativo tante voci diverse- essa non deve però offuscare il vero valore dell’opera, ossia la creazione di una storia forte, sincera e disincantata, come non se ne scrivevano da decenni, sul nostro secondo Risorgimento.

Il quadro storico che fa da sfondo alla vicenda è rigorosamente disegnato: la nebulosità dell’armistizio, la scelta personale di mettersi in gioco rischiando la pelle, per potersi guardare allo specchio senza arrossire di vergogna, dopo vent’anni di dittatura e il fango della collaborazione con i nazisti, la faticosa risalita degli Alleati e i  loro rapporti con la galassia partigiana, gli sbarchi, i bombardamenti, gli scempi degli occupanti, le sofferenze della popolazione sono il tragico fondale su cui si dipana la storia dei tre protagonisti, Matteo, Adele e Aldo, fratello e sorella i primi due, marito e moglie i secondi.

Ciascuno di loro reagirà  agli avvenimenti come sente e come può.

Ma mentre Matteo e Adele si esporranno coraggiosamente, diventando lui partigiano, protagonista attivo di pericolose azioni di guerriglia nonché testimone dei drammi degli occupati, e lei membro attivo del GAP di Milano, Aldo, pur brillante ingegnere aeronautico, si imboscherà, nascondendosi in una cascina, per sottrarsi allo scontro con la realtà e in questo sforzo di clandestinità si inoltrerà in un percorso di regressione e di annichilimento disumanizzanti.

Per tutti e tre, dunque, il periodo bellico si configura come una sfida con la vita e i suoi valori. Nel momento in cui essa viene stravolta dalla violenza e dal sopruso, la scelta tra il fattivo impegno individuale e l’attendismo accompagnato dalla resa morale è inevitabile: ciascuno agirà secondo il proprio patrimonio ideale e il temperamento personale, manifestando da un lato slanci di coraggio e altruismo insospettabili anche a se stessi e dall’altro, al contrario, un egoismo cieco e un terrore infantile che risulteranno incompatibili con qualsiasi  traccia di dignità.

Nella matassa intricata del vivere in tempo di guerra, oltre al buio della sopraffazione,  delll’abuso, della crudeltà gratuita e della morte onnipresente, c’è spazio per la vita, l’amore, la tenerezza, l’amicizia, la cura, l’assistenza, la generosità.

Ma tutto senza facili consolazioni o speranze illusorie perché il cemento dell’antifascismo –già lo si intuisce- non reggerà all’urto del futuro e  il vento del nord si trasformerà presto in un refolo.

La scrittura è  pulita senza essere scabra, indugia quanto basta sulle descrizioni d’ambiente  e nell’introspezione psicologica dei personaggi; così come nella narrazione delle scene più efferate; i dialoghi sono convincenti, efficaci e realistici, anche per le  tessere linguistiche dialettali, che contribuiscono a  comporre il mosaico di un’Italia offesa  e vituperata ma  viva e pronta al riscatto attraverso il sacrificio e l’odissea dei suoi uomini migliori.  

Maria Gisella Catuogno

 

 

 

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