Una passione, quella della pittura, che Paolo Flores d'Arcais coltiva fin dall'adolescenza e che negli anni si è concretizzata in una vasta produzione, finora tuttavia confinata alla stretta cerchia degli amici più cari.
Il suo lavoro artistico, che in questa occasione viene esposto per la prima volta al pubblico, appare quindi come un momento alternativo alla dimensione esistenziale legata ai suoi prioritari interessi politici e intellettuali. E tuttavia questo suo diretto impegno come pittore - alimentato da una mai sopita passione verso il mondo dell’arte e dai suoi profondi legami personali con diversi artisti - resiste in lui come un’occupazione continuativa. E rispetto ad un’apparente separazione tra essa e la sua vita “reale” si rimanda nuovamente a Bacon, il quale era convinto che: «Si dipinge la propria vita, sempre». (dal testo critico di Matteo Fochessati per il catalogo della mostra)
Una passione, quella della pittura, che Paolo Flores d'Arcais coltiva fin dall'adolescenza e che negli anni si è concretizzata in una vasta produzione, finora tuttavia confinata alla stretta cerchia degli amici più cari.
Il suo lavoro artistico, che in questa occasione viene esposto per la prima volta al pubblico, appare quindi come un momento alternativo alla dimensione esistenziale legata ai suoi prioritari interessi politici e intellettuali. E tuttavia questo suo diretto impegno come pittore - alimentato da una mai sopita passione verso il mondo dell’arte e dai suoi profondi legami personali con diversi artisti - resiste in lui come un’occupazione continuativa. E rispetto ad un’apparente separazione tra essa e la sua vita “reale” si rimanda nuovamente a Bacon, il quale era convinto che: «Si dipinge la propria vita, sempre». (dal testo critico di Matteo Fochessati per il catalogo della mostra)
...i risultati sono sorprendenti, per qualità e intensità. Sono quadri veri: non esercizi da dilettante. È l’altra faccia di Paolo Flores: che come filosofo e uomo pubblico ha dedicato la vita all’analisi e alla critica delle anime della collettività sociale e politica, e come pittore finora privatissimo si è gettato con insospettabile slancio nella celebrazione di corpi individuali. Un’istintiva compensazione, forse: certo la ricerca di un completamento.
Come a dire che la gerarchia imposta da secoli di sovrastruttura umanistica – il primato dello spirito, la civiltà della parola, la nobiltà del pensiero – può, e forse deve, essere accettata e introiettata. Ma non al punto di non lasciare libero un angolo d’anima: un angolo dove abbandonarsi a rappresentare l’istintivo, primordiale, creaturale, selvaggio amore (e dolore) per il corpo stesso della vita. È in quest’angolo che oggi abbiamo il privilegio di essere ammessi. (dal testo introduttivo di Tomaso Montanari)
Una passione, quella della pittura, che Paolo Flores d'Arcais coltiva fin dall'adolescenza e che negli anni si è concretizzata in una vasta produzione, finora tuttavia confinata alla stretta cerchia degli amici più cari.
Il suo lavoro artistico, che in questa occasione viene esposto per la prima volta al pubblico, appare quindi come un momento alternativo alla dimensione esistenziale legata ai suoi prioritari interessi politici e intellettuali. E tuttavia questo suo diretto impegno come pittore - alimentato da una mai sopita passione verso il mondo dell’arte e dai suoi profondi legami personali con diversi artisti - resiste in lui come un’occupazione continuativa. E rispetto ad un’apparente separazione tra essa e la sua vita “reale” si rimanda nuovamente a Bacon, il quale era convinto che: «Si dipinge la propria vita, sempre». (dal testo critico di Matteo Fochessati per il catalogo della mostra)