M. Gisella Catuogno
Io, Terra

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Titolo Io, Terra
Autore M. Gisella Catuogno
Genere Articolo - Critica, Opinione      
Pubblicata il 07/11/2019
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   Una sfera di bianco e d’azzurro sospesa nel buio dell’Universo: così sono apparsa per la prima volta allo sguardo degli umani cinquantun’anni fa, alla vigilia di Natale, fotografata dall’equipaggio dell’Apollo 8, il primo veicolo spaziale che volò intorno alla Luna, il mio algido satellite. “Earthrise”, l’alba della Terra, chiamarono quello scatto che emozionò il mondo: un’immagine meravigliosa che avrebbe dovuto far innamorare di me ogni singolo terrestre e preservarmi da ogni scempio. L’unico corpo celeste colorato e avvolto dalla sua sottile e fragile atmosfera: sotto vi si intuivano gli oceani, i ghiacciai, i deserti… un crogiuolo di forme e di cromatismi che avrebbe dovuto, una volta di più, invitare al rispetto e all’amore.

Sì, perché, se ripercorro la mia lunga storia, devo ammettere che estenuante è stata la fatica dell’evoluzione, da quel magma indistinto e bruttino che ero, verso un pianeta che potesse ospitare la vita! Ho dovuto cominciare dall’acqua e dai microrganismi e poi, lentamente, molto lentamente, popolarmi di pesci, di rettili, d’anfibi, d’uccelli, fino al grande sforzo, i mammiferi! E da questi, non paga, escogitare una raffinatezza ancora maggiore: passare da un certo tipo di scimmie antropomorfe su su, fino all’essere pensante più intelligente di tutti: l’uomo! Che bella impresa avevo compiuto! Ne andavo proprio fiera…

L’uomo avrebbe potuto essere felice, mettendo al servizio della convivenza pacifica con i suoi simili le sue facoltà razionali, utilizzando la più importante tra le sue rivoluzioni, quella agricola – che riproduceva i ritmi di crescita delle mie piante commestibili selvatiche – per offrire cibo a tutti e procedendo sulla strada del riscatto dalla fatica quotidiana con l’invenzione di nuove tecnologie in grado di far fiorire anche il deserto. Invece in lui ha prevalso la sete di dominio, l’ansia di possesso e di ricchezza: ha così scatenato guerre e schiavizzato i più deboli. Che spreco di risorse, di umanità, di intelligenza!

Ed oggi, che devo sostenere il peso di sette miliardi di esseri umani, mi ritrovo affaticata, surriscaldata a causa dei loro veleni, invasa da una sostanza che loro hanno inventato per rendersi la vita più comoda e leggera – la plastica – che adesso non riescono più a controllare. Mi sono vista costretta a sciogliere i miei ghiacciai, a far avanzare i deserti, a costringere milioni di esseri umani alla fuga dai loro territori per non morire.

E’ l’ultimo SOS che posso lanciare, quello di non insistere su questo cammino di devastazione. Aiutatemi!

 

 

 

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