Pier Cristiano Torre autore del libro
"Bruno Arcari. L'ultimo guerriero" Liberodiscrivere® edizioni.
finalista al Premio Città di Chiavari
Il Comune di Chiavari e il Circolo Culturale Pedale e Forchetta annuciano
La CERIMONIA DI PROCLAMAZIONE DEL VINCITORE
del XXXI PREMIO LETTERARI “CITTA’ DI CHIAVARI”
sabato 29 novembre 2008 alle ore 16,00
presso l'Auditorium San Francesco
a Chiavari in Piazza Matteotti
I tre testi finalisti sono:
Luca Ricci "la persecuzione del rigorista" edizioni Einaudi;
Enrico Rovegno "Appuntamento con il drago" edizioni Gammarò;
Pier C. Torre "Bruno Arcari. L'ultimo guerriero" Liberodiscrivere® edizioni
la cerimonia di premiazione sarà accompagnata da un pezzo musicale di Angelo Bo
e letture di Daniela Franchi.
Premio Letterario internazionale “Città di Chiavari”:
La XXXI edizione del sopraccitato Premio indetta dal Circolo Culturale Pedale e Forchetta in collaborazione col Comune di Chiavari celebra il sodalizio nato nel 1968 da un gruppo di amici che condividevano interessi comuni per il ciclismo, la buona tavola e la cultura. Si evince da ciò che la Manifestazione intende valorizzare lo Sport e l’enogastronomia intesi come fattori di civiltà. Nelle precedenti Edizioni fra i vincitori si sono avvicendati molteplici e differenti personalità annoverati nell’Albo d’oro del Premio Letterario. La Giuria tecnica presieduta dal Prof. Francesco De Nicola docente di Letteratura Italiana presso l’Università di Genova è composta da Michel David, Salvatore Di Meglio, Goffredo Feretto, Dario G. Martini, Piero Negri, Ermanno Paccagnini, Federica Pastorino, Giuseppe Pederiali e Cesare Viazzi. La seconda Giuria è invece formata da Assessori alla Cultura della Regione Liguria e della Provincia di Genova, dal Sindaco di Chiavari, e da 12 lettori scelti fra gli studenti delle scuole superiori del comprensorio. La proclamazione del vincitore del Premio “Città di Chiavari” avverrà durante la Cerimonia di proclamazione presso l’Auditorium San Francesco – Piazzale San Francesco – Chiavari.
Con il Patrocinio di: REGIONE LIGURIA, Assessorato alla cultura Provincia di Genova.
Con il contributo del Banco di Chiavari e della Riviera Ligure e del Gruppo Banca CARIGE
Con la Collaborazione: Liceo Marconi Delpino, Istituto Caboto, Istituto d’Arte e I.T.I.G in Memoria dei Morti della Patria
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[…] Una delle maggiori soddisfazioni della mia fortunata attività come organizzatore di pugilato è stata quella di avere intuito con maggiore convinzione di qualunque altro addetto ai lavori le qualità di Bruno Arcari che non a caso considero – nei limiti in cui un’affermazione del genere è possibile – il miglior pugile italiano di ogni epoca.
Se Nino Benvenuti è stato certamente il più importante ed il più famoso, se Duilio Loi ha segnato un’epoca della nostra boxe, Arcari è stato a mio parere il nostro interprete più convincente della più affascinante disciplina sportiva.
Due le imprese che meglio di ogni altra mi hanno esaltato. Il match con Orsolics a Vienna ed il secondo con Henrique a Genova. Certo il mondiale con Adigue, con quel colpo assorbito nella terza ripresa che avrebbe abbattuto un pugile meno solido e meno preparato di Bruno, è stato il coronamento di un lungo e paziente lavoro di preparazione oltre che un momento esaltante ma per quanto mi riguarda non avevo dubitato un solo istante della riuscita di quella operazione.
Invece vedere Bruno mettere k.o. insieme ad Orsolics 15 mila viennesi e vederlo abbattere un buon pugile come Joao Henrique li considero i due capitoli migliori della sua straordinaria carriera.
Rino Tommasi
Info su Bruno Arcari: “Arcari - come scrive Rino Tommasi nella prefazione – è stato il miglior pugile italiano di ogni epoca”. Come Marciano, Tunney e Monzon si è ritirato imbattuto e con la cintura di campione del mondo ai fianchi. Il libro ne racconta la storia. Storia in cui si identifica una città come Genova e un Paese come l’Italia alla ricerca di nuove occasioni. Nato ad Atina il 1/1/942 trasferitosi a Genova, giovanissimo, carismatico, taciturno, modello di professionismo per dodici anni Bruno Arcari incarnerà la vittoria nella categoria dei Welter Jr. offrendo all’uomo comune una seconda vita basata sul principio dello sport. Diventato campione d’Italia il 7 dicembre 1966 a Genova, campione d’Europa il 7 maggio 1968 a Vienna e campione del Mondo il 31 gennaio 1970 a Roma, ha fatto tre incontri in difesa del titolo italiano, quattro per il titolo europeo, nove per quello mondiale guadagnandosi la Century’s Champ cintura assegnata a chi ha detenuto il titolo mondiale per più di quattro anni consecutivi. Nell’intera storia della boxe solo quattro uomini l’hanno ricevuta. Napoles, Monzon, Alì e... Arcari. È stato certamente una grande vedette. Ha tenuto in mano il cuore degli sportivi italiani ed ha fatto di Genova la capitale mondiale dello sport. Due le imprese che lo hanno esaltato. Il match contro Orsolics a Vienna e il secondo con Henrique al Palazzo dello Sport di Genova. Un momento irripetibile questo che vedrà ventinove Paesi collegati e terrà davanti alla televisione l’87% degli italiani, un record che polverizzava quello precedente con il 70% di audience detenuto da Italia-Germania di Messico '70. Ma l’importanza di Bruno Arcari sconfina dall’ambito puramente sportivo; infatti segna la nascita di uno stile in cui la gloria pesa come un fardello. Questa inclinazione ad affermare la propria personalità rimanendo in silenzio di fronte alle tentazioni della celebrità immediata, trovò attenzione in diversi ambienti della cultura italiana. Scrittori e intellettuali, fra questi Pasolini, proporranno la sua concretezza di vita come un valore simbolico alternativo al vuoto delle convenzioni contemporanee. Anche gli artisti italiani scoprono in Arcari un sostegno espressivo. Lo scultore varesino Luigi Castiglioni, lo trasformerà in un elemento dimostrativo dedicandogli una delle sue opere migliori: “Il Busto”. Per quanto diventato famoso e invincibile Arcari sapeva che il peggior nemico per un uomo è il dubbio. Per questo non riuscendo più a rientrare nei limiti di peso della categoria dei Welter Jr. la sera del 2 settembre 1974 si era deciso a rendere vacante il titolo mondiale. Sceso dal ring affronta la vita di tutti i giorni con l’identico senso di responsabilità con il quale affrontava gli avversari. Entra a far parte del Consiglio Federale della Federazione Pugilistica e affronta due nuovi problemi: il recupero ai percorsi educativi degli studenti a rischio di abbandono e dell’assistenza all’infanzia. In quanto a sé medesimo Arcari così si descrive: Io sono Bruno. Voglio essere Bruno. Non il campione.
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