VENERDI' 21 GENNAIO 2010 ALLE 18,30 AL TEATRO HOPS ALTROVE: INCONTRO TRA APPASSIONATI DI RUGBY, TERZO TEMPO E BIRRA CON GIORGIO CIMBRICO PRESENTAZIONE DEL LIBRO “OVOSAPIENS” DI ALBERTO ISOLA
Venerdì 21 Gennaio 2011 alle 18.30 al Teatro Hops Altrove in Piazzetta Cambiaso la casa edtrice Liberodiscrivere presenta l’iniziativa “Rugby, Terzo tempo e Birra” con il giornalista Giorgio Cimbrico che presenterà il libro “Ovo Sapiens” di Alberto Isola. Introduce la presentazione l’Arch. Antonello Cassan , editore di Liberdiscrivere. L’ingresso è gratuito. Sui siti web l’intera programmazione degli incontri pubblici dedicato agli Sports. L’Hops e anche un fornito Bar e Birreria e Ristorante. - http://www.liberodiscrivere.it/
...E’ nata prima la gallina o l’ovale? Dai prati dell’Eden alle pozzanghere di Bannockburn, da un Inferno simil-Dante ai peggiori pub dei Caraibi, un test-book che reinventa la saga immortale del rugby. Scoprirete come Eva inventò lo streaking e Annibale sconfisse la mischia a testuggine, come gli Jedi passati al lato oscuro diventino All Blacks e in che ruolo giochi uno Spagorilla. Buttatevi nella mischia!
Alberto Isola, nelle cui vene scorrono acqua di mare e inchiostro, è nato nel 1969 d.c. Portiere, rugbista e ora sport-novelist, ha pubblicato Più mi tradisci più ti amo, Il Mago di Ops, Dizionario Amoroso e Furioso. Editor e copy per mestiere, ha scoperto e tradotto questo debutto italiano di ab nordahl, collettivo di scrittura arcinoto in mezza Europa sin dai tempi di… Frankenstein Junior.
INFO TECNICHE SUL LIBRO: Autore: ab nordahal; Titolo: OV0SAPIENS - una biografia non autorizzata del rugby; Genere: narrativa umorismo; Collana: il libro si libera 101; ISBN 978-88-7388-197-1; Pagine 180; Prezzo 10,00 Euro; Editore Liberodiscrivere® edizioni.
http://www.liberodiscrivere.it/biblio/scheda.asp?OpereID=159960
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Antonello Cassan editore di Liberodiscrivere® mail: acassan@liberodiscrivere.it tel. 335 6900225
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1314: NASCE IL SEI NAZIONI (anzi, quattro... no, tre... due... sì, due va bene)
All’inizio, gli inglesi non volevano nemmeno scendere in campo. Alla vista degli avversari in sottana, il capitano From de’Garlic aveva proclamato che mai un cavaliere dei tre leoni si sarebbe misurato con una dama in tartan. Sarebbe stato, disse, altamente disdicevole. Si decise tuttavia di giuocare. Dapprima la Scozia, guidata da Willy “Bravehart” Wallace, imbrigliò la cavalleria pesante degli avanti inglesi con una fitta rete di placcaggi; dopo
di che, i tre quarti in kilt fecero a pezzi la difesa dei bianchi, con un magistrale uso del gioco al piede. Calci di spostamento, punizioni e drop piovvero sui bianchi come una gragnuola di frecce. Né andò meglio agli inglesi nella rivincita dell’anno dopo: Wallace schierò i suoi a porcospino, come ogni esperto di tattiche di gioco medievali vi potrebbe illustrare: ahivoi, io non lo sono. L’incontro si chiuse in parità, faccenda che scontentò entrambi i contendenti: per il terzo tempo, gli inglesi ebbero whisky annacquato e terra bruciata, e questa belluina mancanza di fair play costò a Wallace il posto di commissario tecnico. Albione, offesa, promise di non giocare più contro quei senzamutande... ma l’orgoglio pungeva, e lo score negli scontri diretti scherniva: Scozia: uno - Inghilterra: zeru. Così nel 1303, a Roslin, il nuovo selezionatore Seagrave accettò di misurarsi con i Loch Ness Boys. E riperse. Arrivò infine quel fatal 23 giugno, anno di grazia 1314. Seguiteci a Murrayf... pardòn: Bannockburn. Giornata cupa, nella miglior tradizione shakespeariana. Le streghe volteggiano sugli spalti, e la foresta circostante il campo si fa una passeggiatina. Tuoni, fulmini e saette e, per buona misura, terreno fangosissssimo; in realtà, una palude. Mollati nel pantano, in pochi minuti, gli extralarge inglesi andarono a fondo come il Titanic. A casa, davanti alla tv, la real lavandaia la prese malissimo: già quel primo quarto di partita le sarebbe costato ore in ginocchio a strofinare. “Il bianco”, sibilò al regio maniscalco suo marito, “è fatto per i matrimoni, o il cricket”. A Bannockburn, la sua maestà non era di umore migliore. I suoi principini le stavano prendendo da quei bifolchi delle highlands, un contegno inqualificabile. Fece convocare il boia, e lo piazzò a far stretching appena dietro l’area di meta degli inglesi: “il carnefice si riscalda”, suggerì l’estremo ai suoi, “e non credo sia per subentrare a una terza”. Tu chiamale, se vuoi, esortazioni. Il paterno ricatto del Plantageneto non valse a granché. Vuoi perché il mediano inglese, conte di Hereford, si era preso un placcaggio da k.o., o perché il CT dei bianchi, dall’apparizione del boia a bordo campo, intorno a sé vedeva solo mulini a vento e scimmie urlatrici... sia come sia, quando si andò al riposo - gli inglesi a bere un tè caldo, gli scozzesi qualcosa di più invecchiato - il punteggio stava scavando tra le squadre un gap già imbarazzante. La ripresa, curiosamente giocata il giorno appresso, cambiò poco o nulla. Quando finalmente i bianco- sporchi si decisero a giocare coi tre quarti, il CT scozzese Robert Bruce mandò le sue voraci terze a spargere il panico tra le file del pack avversario. Il punteggio sancito dal fischio finale non ci è noto, ma non v’è dubbio su chi si aggiudicò la Calcutta Cup. Il borioso Edoardo, per non doverla consegnare a un nobilotto, se ne andò prima della fine come quel certo presidente; subito dopo, in spregio alla fuga di Sua Villanìa, Bruce fu eletto re. Il boia si sistemò con una ragazza del luogo, la real lavandaia ebbe un aumento, l CT inglese divenne un serpente marino (ma solo nella sua testa: è tuttora ricoverato in un costoso sanatorio di Inverness). Ah, e la Scozia divenne indipendente. “Adoro i piani ben riusciti” disse Robert Bruce.